Governo Meloni: 555 decreti attuativi in attesa di approvazione per bonus e misure fiscali

Il Governo Meloni ha adottato il 60,7% dei decreti attuativi necessari per bonus e misure fiscali, ma restano 555 provvedimenti da approvare entro marzo 2025, con scadenze spesso non rispettate.
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Il Governo Meloni ha raggiunto un traguardo significativo nel processo di adozione dei decreti attuativi, necessari per rendere operativi vari bonus e misure fiscali. Con un tasso di adozione del 60,7%, restano da approvare 555 provvedimenti al 31 marzo 2025. Tuttavia, nonostante i progressi, le scadenze fissate dalle normative continuano a rimanere inattuate.

L’iter dei decreti attuativi

L’approvazione delle leggi è solo il primo passo verso la loro applicazione pratica. Dopo che una legge viene promulgata, è necessario che i Ministeri e gli enti competenti definiscano dettagliatamente le modalità operative attraverso l’adozione di decreti attuativi. Questo processo può portare a lunghe attese durante le quali le nuove norme rimangono in uno stato indefinito tra teoria e pratica.

Secondo l’ultimo monitoraggio del Dipartimento per il programma di Governo pubblicato il 7 aprile, il tasso di adozione dei provvedimenti è migliorato rispetto ai periodi precedenti della Legislatura. Nonostante ciò, con oltre cinquecentocinquanta provvedimenti ancora da adottare si evidenzia una situazione complessa: mentre negli anni passati si era arrivati a sfiorare quota mille arretrati durante l’emergenza Covid-19, ora sembra esserci una certa diminuzione nel numero totale ma non nella tempestività delle scadenze.

Le tempistiche previste dalle normative spesso risultano irrealizzabili; molti bonus e agevolazioni rimangono quindi in sospeso senza certezze sui tempi d’attesa per la loro implementazione effettiva. Ciò solleva interrogativi sulla capacità dell’amministrazione pubblica di rispettare i termini stabiliti dalla legge stessa.

Ritardi nei bonus assunzione e Legge di Bilancio

Un esempio emblematico della situazione riguarda i bonus assunzione previsti dal DL Coesione. Annunciati dalla premier Giorgia Meloni il 1° maggio 2024 con promesse su tempi certi per la loro applicazione, questi incentivi hanno subito ritardi significativi nella definizione delle regole operative necessarie all’attivazione degli esoneri contributivi destinati all’occupazione femminile e giovanile.

La scadenza inizialmente fissata al 5 settembre dello stesso anno non è stata rispettata; infatti, solo lo scorso febbraio sono state pubblicate alcune linee guida sul tema ma queste hanno presentato restrizioni rispetto alle aspettative iniziali ed infine sono state ritirate senza mai vedere la luce definitiva del decreto riguardante gli esoneri contributivi per donne e giovani lavoratori.

In totale sono sette i provvedimenti collegati al DL Coesione che risultano già scaduti nel corso del corrente anno senza essere stati adottati ufficialmente dal governo. Questa situazione non rappresenta un caso isolato: anche nell’ambito della Legge di Bilancio ci sono notevoli ritardi nell’attuazione delle misure previste.

Scadenze invisibili nelle misure chiave

Per completare l’attuazione della Manovra economica servirebbero circa cento dieci decreti attuativi; tuttavia quasi metà dovevano essere adottati entro date già trascorse dall’inizio dell’anno fino ad oggi . Solo nove testi sono stati firmati nei termini previsti mentre ben quarant quattro risultano già fuori tempo massimo secondo quanto stabilito dalle stesse norme legislative.

Tra questi ci sono novità fondamentali come il bonus previsto per le madri lavoratrici o incentivi legati alle attività sportive destinate ai figli fino a quattordici anni d’età. Anche settori cruciali come turismo e sanità attendono risposte concrete tramite regolamenti specifici che tardano ad arrivare.

Nonostante alcuni progressi nella riduzione dello stock totale dei provvedimenti da adottare da parte del governo Meloni, resta evidente che molte date fissate nelle normative continuino a rimanere teoriche piuttosto che pratiche. Questo scenario crea frustrazione tra coloro che attendono queste misure essenziali affinché possano finalmente diventare parte integrante dell’operatività quotidiana nel sistema normativo italiano.