Crisi umanitaria in Myanmar: terremoto e conflitto aggravano la situazione

Una grave crisi umanitaria in Myanmar dopo un terremoto del 28 marzo ha causato oltre 3.500 vittime, mentre la guerra civile ostacola l’accesso agli aiuti internazionali necessari per la popolazione colpita.
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Una grave crisi umanitaria sta colpendo il Myanmar a seguito di un devastante terremoto avvenuto il 28 marzo. Le vittime hanno superato le 3.500 unità, con oltre 5.000 feriti e circa 210 persone disperse, probabilmente intrappolate sotto le macerie. Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha descritto la situazione come “assoluta devastazione“, evidenziando lo stato di “disperazione” in cui versa gran parte della popolazione.

La guerra civile e l’emergenza umanitaria

Il contesto del Myanmar è già segnato da una guerra civile che dura dal febbraio 2021 tra l’esercito governativo e diverse milizie etniche. Questa conflittualità ha portato a conseguenze gravi per la popolazione locale, rendendo ancora più drammatica la situazione dopo il sisma. Guterres ha dichiarato che quasi venti milioni di persone necessitano urgentemente di assistenza umanitaria, chiedendo una risposta internazionale rapida e coordinata per affrontare questa emergenza.

La richiesta del segretario generale include anche un appello alla cessazione immediata dei combattimenti per facilitare i soccorsi nelle aree colpite dal terremoto. La combinazione della crisi naturale con quella politica rende difficile l’accesso agli aiuti necessari per alleviare le sofferenze dei cittadini birmani.

Operazioni di soccorso internazionali

L’ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari ha iniziato a inviare squadre sul campo per fornire assistenza immediata alle vittime del terremoto. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inviato quasi tre tonnellate di forniture mediche destinate agli ospedali che stanno affrontando un numero elevato di feriti. Paesi come India, Malaysia, Singapore e Thailandia hanno inviato personale sanitario specializzato nella regione.

Inoltre, diversi governi da tutto il mondo stanno contribuendo con aiuti finanziari: dalla Russia al Regno Unito fino all’Australia e agli Stati Uniti d’America si sono mobilitati fondi destinati all’emergenza birmana. Tuttavia, nonostante questi sforzi solidali internazionali, ci sono molteplici ostacoli che complicano ulteriormente le operazioni di soccorso.

Ostacoli alla distribuzione degli aiuti

Le difficoltà nell’accesso agli aiuti sono amplificate dalla continua violenza nel paese; infatti molte delle zone più colpite dal sisma sono anche quelle dove i combattimenti non si sono fermati. Inoltre, la giunta militare al potere sta ostacolando l’arrivo degli aiuti dall’estero così come quello delle squadre sanitarie necessarie nei luoghi devastati dal terremoto.

L’Alto commissariato ONU per i diritti umani ha denunciato gravi limitazioni imposte dalle forze armate alla distribuzione degli aiuti nelle aree interessate dal sisma; secondo quanto riferito dalla portavoce Ravina Shamdasani da Ginevra, l’esercito avrebbe condotto almeno 53 attacchi — inclusi raid aerei — in regioni già duramente provate dagli eventi naturali recenti.

Danni alle infrastrutture e sfide future

Un ulteriore fattore complicante è rappresentato dai danni alle infrastrutture causati dal terremoto stesso; strade principali, ponti ed aeroporti risultano gravemente compromessi o distrutti, rendendo estremamente difficile qualsiasi operazione di soccorso efficace nella regione colpita.

La lotta contro il tempo è diventata cruciale: migliaia di birmani rimangono senza casa o intrappolati sotto le macerie mentre gli sforzi della comunità internazionale potrebbero non essere sufficienti senza un serio impegno da parte del regime militare al governo nel garantire accesso libero agli aiuti necessari.