Dal 18 al 22 marzo 2025, Milano ha ospitato la seconda edizione di “Percorsi Nomadi-Incontri e pratiche sulla ricerca teatrale nel XXI secolo“. Questo evento, curato da Raúl Iaiza e Thomas Richards, segna un importante passo verso la rinascita delle collaborazioni artistiche nel panorama teatrale italiano. In un periodo in cui l’isolamento tra le compagnie è diventato sempre più comune, questa iniziativa rappresenta un segnale positivo per il settore.
Il contesto storico del teatro italiano
Negli anni Settanta e Ottanta, il teatro italiano era caratterizzato da una vivace interazione tra gruppi artistici. Sotto l’influenza di figure come Eugenio Barba, si sviluppò il concetto di “terzo teatro”, che promuoveva scambi culturali e collaborazioni fra diverse formazioni. Compagnie come Teatro Tascabile di Bergamo, Teatro Potlach e Piccolo Teatro di Pontedera hanno giocato ruoli chiave in questo movimento. Questi gruppi non solo si sono influenzati reciprocamente ma hanno anche creato una rete solida che ha permesso loro di sperimentare nuove forme espressive.
Jerzy Grotowski è stato uno dei protagonisti indiscussi del panorama teatrale dell’epoca. La sua decisione di stabilirsi a Pontedera nel 1986 con il Workcenter ha dato vita a numerosi incontri con giovani artisti emergenti. Grotowski ha cercato costantemente nuove modalità per coinvolgere le generazioni successive nella pratica teatrale, favorendo così uno scambio proficuo tra esperienze diverse.
Negli ultimi anni però, questa tradizione sembra essersi affievolita. Le compagnie tendono a operare in modo isolato piuttosto che collaborativo. L’evento “Percorsi Nomadi” si propone quindi come antidoto a questo trend negativo: riunire artisti provenienti da percorsi differenti per stimolare nuovi dialoghi creativi.
Le formazioni coinvolte: Laudesi e Theatre No Theatre
Laudesi è stata fondata nel 2021 all’interno dell’associazione Regula Teatro da Raúl Iaiza, ex collaboratore di Barba all’Odin Teatret e figura centrale nella scena culturale milanese. Questa compagnia trae ispirazione dalla tradizione delle Laude italiane del XIII secolo; i membri lavorano su materiali liturgici popolari per creare performance che esplorano temi profondi legati alla spiritualità cristiana.
Dall’altra parte troviamo Theatre No Theatre, fondato da Thomas Richards nel 2022 dopo la chiusura del Workcenter. Richards porta con sé decenni d’esperienza accumulata al fianco di Grotowski; ora dirige una compagnia che attinge alle radici afro-caraibiche della sua formazione artistica mentre esplora miti universali attraverso linguaggi diversi.
Entrambe le compagnie condividono l’importanza del performer al centro della creazione scenica; entrambi i gruppi utilizzano il canto come strumento espressivo principale ma attingono a tradizioni musicali molto distinte: Laudesi guarda alla musica popolare italiana mentre Theatre No Theatre abbraccia canti provenienti da varie culture globali.
Il programma dell’evento
La seconda edizione dei “Percorsi Nomadi” si è concentrata sull’interazione fra queste due realtà artistiche attraverso workshop pratici ed eventi performativi aperti al pubblico. I partecipanti hanno avuto l’opportunità non solo di assistere alle prove ma anche d’interagire direttamente con gli artisti durante sessioni dedicate alla discussione sui metodi lavorativi adottati dalle due compagnie.
Il lavoro dei Laudesi sulla Passione di Cristo include canti tratti dal famoso Laudario di Cortona integrati con elementi liturgici raccolti negli anni passati dai principali studiosi italiani della materia. Questo approccio mira a rinnovare la forma drammatica attraverso un linguaggio contemporaneo pur mantenendo vive le tradizioni storiche locali.
Theatre No Theatre sta preparando uno spettacolo collettivo basato sui miti sumerici riguardanti la dea Inanna intitolato “The Inanna Project“. Una prova aperta tenutasi durante l’evento ha mostrato già alcune potenzialità straordinarie dello spettacolo previsto per debuttare alla Biennale Teatro di Venezia a giugno prossimo.
Questa manifestazione rappresenta quindi non solo una celebrazione delle arti performative ma anche un tentativo concreto d’invertire la tendenza all’isolamento attuale nelle pratiche artistiche italiane contemporanee.