La street artist Laika, nota per le sue opere provocatorie, ha espresso concetti forti attraverso il suo poster "Not in my name", esprimendo chiaramente la sua posizione contro l'accumulo di armi in Europa. Con la sua partecipazione alla mostra "Artivism on paper", attualmente all'Auditorium Parco della Musica di Roma, Laika sottolinea l'importanza di una nuova visione della pace, lontana da una mentalità militarista. La veste di anonimato che sceglie di indossare non è solo una scelta stilistica, ma un vero e proprio strumento di difesa in un mondo in cui le voci critiche possono venire silenziate.
L'opera e il suo significato
"Not in my name" è molto più di un semplice poster: rappresenta un grido di allerta contro l'uso delle risorse nazionali per la produzione di armamenti a scapito di settori fondamentali come l'istruzione e la sanità. Laika spiega che negli ultimi anni sono stati spesi tra i 320 e i 340 miliardi di euro in armamenti in Europa, mentre si facevano tagli sostanziali su fronti altrettanto cruciali. Con questo lavoro, l’artista intende stimolare una riflessione collettiva sulle priorità sociali, affermando che l’Europa dovrebbe mettere al primo posto le persone e non le banche o i conflitti.
Il poster, affisso in vari luoghi di Roma, è diventato un simbolo di una protesta pacifica ma decisa. Laika invita tutti a scendere in piazza, sottolineando che la democrazia e il dialogo devono essere i principali strumenti per risolvere le crisi contemporanee. L’arte, dunque, si trasforma in un veicolo di messaggi politici, di giustizia sociale e di riconoscimento dei diritti fondamentali.
La mostra e le opere esposte
La mostra "Artivism on paper", curata da Rosa Polacco e in collaborazione con la Galleria Rosso20sette, presenta una selezione di disegni e bozzetti delle opere più celebri di Laika. Tra i lavori esposti ci sono opere iconiche come "Italianità", simbolicamente dedicata all'orgoglio nazionale della squadra di pallavolo, e "Too many bombs", che invita a riflettere sulla condizione di vita di popolazioni martoriate dai conflitti, come quella palestinese. Ogni opera porta con sé una forte carica emotiva, affrontando temi attuali con un linguaggio visivo incisivo.
Al centro dell’esposizione si trova anche "Zapata rojos - Save Afghan Women", che mette in evidenza la drammatica situazione dei diritti delle donne in Afghanistan. Le opere di Laika evocano una forte risposta emotiva e suscitano interrogativi e urgenze sociali da affrontare. L'artista, nel condividere queste creazioni, esprime la speranza di stimolare una riflessione critica e una maggiore consapevolezza collettiva.
Riflessioni sull'Europa e sulla guerra
In un momento di crescente tensione geopolitica, Laika non manca di commentare la situazione internazionale. Sottolinea la complessità dei rapporti tra Europa e Stati Uniti, auspicando una diminuzione dell'influenza americana e un'Europa più autonoma. Citando il Manifesto di Ventotene, Laika invita alla riflessione su un'Europa unita e libera, chiedendo un'attenzione particolare per il corso che sta prendendo l'Unione Europea nel contesto attuale.
Non risparmia critiche ai leader politici, inclusa la premier Meloni, evidenziando come spesso i discorsi vengano estrapolati da un contesto più ampio, privandoli così di significato. Le sue parole rispecchiano un desiderio di responsabilità verso il futuro dell'Europa, suggerendo che sia necessaria un’autentica ripensamento delle politiche sociali ed economiche.
Un messaggio di speranza in un'epoca difficile
La situazione a Gaza rappresenta un'altra delle questioni che Laika affronta con veemenza. L’artista esprime la sua indignazione per la crisi umanitaria in corso, associando la guerra a interessi geopolitici che hanno poco a che vedere con le vere necessità delle popolazioni colpite. Il suo fervore traspare in ogni parola, denunciando come le persone innocenti, in particolare i bambini, siano le vere vittime di questi conflitti.
Con un futuro incerto davanti, Laika non si arrende e continua a utilizzare la sua arte come forma di protesta e per divulgare messaggi di giustizia. La scelta di operare in anonimato permette di mantenere l’attenzione sulle tematiche piuttosto che sulla persona, facendone un simbolo della lotta per i diritti civili e umani. Le sue opere servono da monito e ispirazione per una nuova generazione di attivisti pronti a battersi per un mondo più giusto e solidale.