Terremoto in Myanmar: oltre 2.000 vittime e difficoltà nei soccorsi

Un terremoto devastante in Myanmar ha causato oltre 2.000 morti e gravi danni alle infrastrutture, complicando le operazioni di soccorso mentre la giunta militare limita l’accesso ai giornalisti stranieri.
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Il potente terremoto che ha colpito il Myanmar venerdì scorso ha causato gravi danni e un alto numero di vittime. Con oltre 2.000 morti accertati, la situazione rimane critica mentre le operazioni di soccorso si complicano a causa delle infrastrutture danneggiate e della mancanza di risorse. Le autorità locali hanno dichiarato una settimana di lutto nazionale, ma l’accesso ai giornalisti stranieri è stato negato.

Situazione attuale e difficoltà nei soccorsi

A tre giorni dal sisma, le speranze di trovare sopravvissuti sotto le macerie stanno svanendo rapidamente. Le prime 72 ore dopo un terremoto sono cruciali per i salvataggi, ma ora il tempo stringe. Secondo le ultime stime, il bilancio delle vittime supera già i 2.000 morti, tra cui almeno tre cittadini cinesi e due francesi.

Le scosse continuano a farsi sentire; ieri una nuova scossa di assestamento ha raggiunto la magnitudo 5,1. La popolazione vive nella paura e molti sono costretti a dormire all’aperto per timore dei crolli ulteriori degli edifici già compromessi dalle scosse iniziali.

La risposta dei soccorritori è ostacolata da diversi fattori: la guerra civile in corso nel Paese ha reso difficile l’organizzazione degli aiuti umanitari; molte aree colpite non hanno accesso a internet o energia elettrica; infine, l’assenza di mezzi adeguati complica ulteriormente la situazione sul campo.

Il portavoce della giunta militare al potere ha annunciato una settimana di lutto nazionale ma ha anche limitato l’ingresso ai giornalisti stranieri per motivazioni legate alla sicurezza delle operazioni in corso. Questo rende difficile ottenere informazioni dettagliate sulla portata del disastro e sulle condizioni della popolazione colpita.

Danni materiali nelle città vicine all’epicentro

Mandalay è stata identificata come una delle città più gravemente danneggiate dal terremoto ed è anche uno dei pochi luoghi da cui arrivano notizie affidabili grazie al controllo della giunta militare sulla zona. Si stima che oltre l’80% degli edifici sia stato distrutto o compromesso gravemente dalla forza del sisma.

Tra gli edifici crollati figura anche il monastero U Hla Thein dove circa 150 monaci risultano dispersi sotto le macerie. Inoltre, il principale ospedale cittadino è stato evacuato con pazienti trattati all’esterno sotto teloni provvisori per ripararsi dal sole cocente che supera i 40 gradi Celsius durante il giorno.

La crisi sanitaria si aggrava ulteriormente poiché tre ospedali sono stati completamente distrutti e almeno altri ventidue risultano seriamente danneggiati proprio quando erano già al collasso prima del terremoto stesso.

Le comunità musulmane hanno subito perdite significative: circa sessanta moschee sarebbero state distrutte durante la preghiera del venerdì santo che coincideva con il momento dell’impatto sismico, secondo quanto riportato da Tun Kyi del comitato direttivo dello Spring Revolution Myanmar Muslim Network.

Risposta internazionale agli aiuti umanitari

La giunta militare birmana sta ricevendo supporto solo dai Paesi considerati “amici”, come Russia, Cina e India; altre nazioni come Taiwan non hanno ricevuto risposta alle loro offerte d’aiuto umanitario dopo aver espresso disponibilità ad inviare squadre di soccorso nelle aree più colpite dal sisma.

Inoltre, ci sono segnalazioni secondo cui camion carichi d’aiuti diretti verso zone ribelli sarebbero stati bloccati dalle forze governative, mentre solo alcune squadre selezionate riescono ad entrare nelle aree critiche dove si registrano ancora attività militari contro i gruppi ribelli locali impegnati nella difesa della popolazione civile durante questa emergenza naturale senza precedenti nel Paese negli ultimi anni recentissimi.

Organizzazioni internazionali come l’Organizzazione mondiale della sanità stanno cercando fondi per far fronte alla crisi sanitaria imminente con richieste superiori agli otto milioni di dollari, mentre gli Stati Uniti, attraverso la propria ambasciata locale, hanno promesso due milioni di dollari in assistenza immediata nonostante tagli recentissimi alle agenzie deputate all’aiuto estero decisi dall’amministrazione Trump.

Nel frattempo, il Governo dell’unità nazionale dell’opposizione birmana ha dichiarato un cessate-il-fuoco temporaneo valido due settimane nelle zone devastate dal terremoto pur mantenendo attive le proprie difese contro eventualissime aggressioni militari governative.

Vittime anche in Thailandia

A Bangkok, capitale thailandese distante mille chilometri dall’epicentro, si registrano diciotto vittime legate al crollo parziale di un grattacielo in costruzione situato nell’area nota per mercato Chatuchak. Al momento risultano ancora settantotto operai dispersi tra tonnellate d’acciaio e cemento.