Peeping Tom: il film che ha segnato la carriera di Michael Powell e il suo riscatto nel tempo

“Peeping Tom”, controverso film del 1960 di Michael Powell, è ora rivalutato come capolavoro dell’horror grazie al restauro in 4K, esplorando temi di voyeurismo e violenza attraverso la mente dell’assassino.
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Peeping Tom, un film del 1960 diretto da Michael Powell, ha vissuto una storia controversa che ne ha segnato l’eredità. Inizialmente accolto con disprezzo dalla critica e dal pubblico, oggi è considerato un capolavoro del genere horror. Recentemente restaurato in 4K grazie all’intervento di Martin Scorsese, il film viene ora rivalutato come uno dei più significativi della sua epoca.

La trama di Peeping Tom e il suo protagonista

La storia ruota attorno a Mark Lewis, interpretato da Karlheinz Böhm, un giovane londinese con aspirazioni cinematografiche. Mark lavora come assistente negli studi cinematografici ma si dedica anche a scatti fotografici softcore per arrotondare le sue entrate. Tuttavia, la sua vera passione è quella di immortalare le reazioni delle sue vittime prima di ucciderle. Questo comportamento deriva da un trauma infantile legato al padre, interpretato dallo stesso Powell in un cameo.

Il titolo originale “Peeping Tom” si riferisce al termine inglese per “guardone”, evocando una leggenda popolare su un giovane che divenne cieco dopo aver visto Lady Godiva nuda. In Italia, il film fu distribuito con il titolo “L’occhio che uccide“, una traduzione poco accattivante rispetto all’originale.

Mark utilizza una macchina fotografica Bell & Howell nascosta sotto il cappotto per catturare momenti intimi e inquietanti delle sue vittime. La pellicola diventa così non solo uno strumento artistico ma anche l’arma attraverso cui esercita la sua violenza. Questo mix tra voyeurismo e omicidio crea una tensione palpabile nel racconto.

Il contesto storico e culturale del film

Al momento della sua uscita nel 1960, Peeping Tom fu oggetto di forti critiche per i suoi contenuti disturbanti e provocatori. Il pubblico britannico dell’epoca era poco preparato ad affrontare tematiche così audaci legate alla violenza e alla sessualità esplicita nel cinema.

Il confronto con altri titoli coevi come Psycho di Alfred Hitchcock è inevitabile; entrambi i film esplorano temi simili ma lo fanno in modi distintivi. Mentre Psycho si concentra sulla suspense psicologica attraverso l’indagine su un crimine già avvenuto, Peeping Tom porta lo spettatore dentro la mente dell’assassino stesso rendendolo complice delle azioni del protagonista.

Le scene più scioccanti includono riprese clandestine di prostitute nei vicoli bui di Soho, seguite dall’omicidio delle stesse quando realizzano cosa sta accadendo loro; questo approccio brutale colpisce profondamente chi guarda ed evidenzia le problematiche sociali dell’epoca riguardo alla rappresentazione femminile nei media.

L’eredità duratura del film

Nonostante l’accoglienza negativa iniziale che portò Powell a ritirarsi dalla regia per molti anni, Peeping Tom ha trovato nuova vita negli anni successivi grazie alle rivalutazioni critiche degli studiosi del cinema contemporaneo. Martin Scorsese è stato tra i primi a riconoscerne la grandezza artistica definendolo uno dei migliori horror mai realizzati.

Oggi molti cinefili considerano Peeping Tom non solo come un’opera innovativa ma anche come una riflessione profonda sul potere del cinema stesso: sul modo in cui può manipolare lo sguardo dello spettatore trasformandolo da semplice osservatore a partecipe della narrazione tragica ed inquietante proposta dal regista.

Il restauro recente ha permesso al pubblico moderno di apprezzarne nuovamente le qualità visive ed emotive originali; ciò dimostra quanto possa essere potente l’impatto duraturo dei classici cinematografici quando vengono presentati nella loro forma migliore ai nuovi spettatori.