Marco Filiberti, regista e drammaturgo milanese, ha recentemente presentato il suo spettacolo “Intorno a Don Carlos: prove d’autenticità” al Teatro dei Rozzi di Siena. Questo lavoro, che si concentra sull’importanza della parola e del corpo in scena, ha suscitato un forte interesse tra il pubblico. Filiberti condivide le sue riflessioni sul ruolo dell’arte nel contesto attuale e sulla sua visione del teatro come strumento di rigenerazione culturale.
Un kammerspiel che esplora le solitudini umane
“Intorno a Don Carlos” è un’opera che trae ispirazione dal capolavoro di Friedrich Schiller. Presentata in una forma essenziale, senza scenografie elaborate, lo spettacolo si affida completamente alla bravura degli attori per esprimere le complessità emotive dei personaggi. Con cinque interpreti sul palco – Pietro Bovi, Diletta Maselli, Luca Tatangeli, Massimo Odierna e Giacomo Mattia – l’opera invita gli spettatori a immergersi nelle “solitudini a confronto”. La scelta stilistica di Filiberti punta su dialoghi serrati e movimenti coreografici che evocano sentimenti profondi attraverso giochi di luce ispirati ai dipinti di Rembrandt.
Il regista sottolinea l’importanza dell’impegno richiesto allo spettatore durante la visione dello spettacolo. “Non ho mai creduto in un’arte meramente intrattenitiva,” afferma Filiberti. Per lui l’arte deve avere una funzione più profonda: quella di stimolare la riflessione critica sui temi universali come amore, potere ed amicizia.
Riflessioni sul declino culturale
Filiberti racconta come “Intorno a Don Carlos” sia nato da una lunga meditazione sul declino culturale dell’Occidente. Dopo aver concluso la trilogia del Teatro delle Muse con lo spettacolo “Il Crepuscolo d’Arcadia”, sentiva il bisogno di tornare a forme più intime come quelle offerte dal kammerspiel. Questa scelta rappresenta per lui un ritorno alla radice del dialogo teatrale.
La rarità delle sue opere è legata non tanto al pubblico o alla critica quanto alle dinamiche del sistema teatrale contemporaneo. Secondo Filiberti, i tempi ristretti per le prove – spesso insufficienti per raggiungere risultati ottimali – costituiscono una barriera significativa nella realizzazione dei suoi progetti artistici.
Progetti futuri tra cinema e letteratura
Nei prossimi mesi Marco Filiberti intende riprendere i “Cahiers d’écriture proustiani,” parte integrante di un progetto più ampio dedicato alla “Récherche”. La prima tappa sarà a Padova nel mese di giugno. Inoltre, sta lavorando anche ad un film ambientato nell’alta borghesia torinese degli anni Settanta ed è impegnato nella stesura del suo primo romanzo intitolato “Canto d’estate”.
L’intenzione è quella di riportare in scena “Intorno a Don Carlos” nella prossima stagione teatrale; questo lavoro rappresenta non solo uno sforzo artistico ma anche una sfida personale contro ciò che cerca di limitare la libertà creativa dell’artista.
Filiberti conclude evidenziando l’importanza della dialettica tra autenticità e storia presente nell’opera schilleriana: “Schiller vedeva l’uomo per quello che avrebbe potuto essere”, affermando così il valore intrinseco della ricerca artistica oltre i confini temporali o sociali attuali.