Il 28 marzo ha segnato una giornata difficile per Bitcoin, che ha registrato un calo di oltre il 3% a seguito della pubblicazione dei nuovi dati sull’Indicatore dei Prezzi PCE negli Stati Uniti. Questo arretramento ha portato la criptovaluta a testare un livello critico di supporto fissato a 84.000 dollari, suscitando preoccupazioni tra gli investitori riguardo alla possibilità di ulteriori vendite.
Il contesto del calo e l’importanza del supporto
All’apertura di Wall Street, Bitcoin aveva raggiunto un massimo locale di 85.500 dollari, ma è rapidamente scivolato fino a toccare i 84.500 dollari su Bitstamp, il valore più basso degli ultimi giorni. Gli analisti hanno sottolineato l’importanza del livello di supporto a 84.000 dollari; una rottura al ribasso potrebbe innescare vendite massicce e riportare il prezzo verso minimi già visti nelle settimane precedenti.
I dati PCE relativi al mese di febbraio sono stati pubblicati in linea con le attese: +0,3% su base mensile e +2,5% su base annuale. Tuttavia, la componente core dell’indice ha mostrato un incremento dello stesso valore , superando le previsioni degli esperti per un decimo di punto percentuale. Questo particolare dato ha alimentato timori riguardo a una possibile ripresa dell’inflazione fondamentale negli Stati Uniti.
Secondo quanto riportato da The Kobeissi Letter, questi sviluppi suggeriscono che si possa tornare verso una traiettoria inflazionistica più aggressiva nel prossimo futuro. Inoltre, anche i dati relativi al mese precedente sono stati rivisti al rialzo; ciò contribuisce ad alimentare lo scenario economico incerto che potrebbe portare alla stagflazione nel corso del 2025.
Le reazioni degli esperti e le prospettive future
La giornata è stata caratterizzata da alta volatilità sui mercati delle criptovalute; molti trader si aspettavano instabilità vista l’importanza dei dati macroeconomici rilasciati. Michaël van de Poppe ha avvertito riguardo possibili deterioramenti tecnici nel trend rialzista attuale; sebbene mantenga una visione moderatamente positiva sul mercato delle criptovalute, evidenzia come la situazione stia diventando sempre più fragile.
Un’eventuale rottura sotto la soglia psicologica degli 84.000 dollari potrebbe aprire spazi per test successivi nella fascia compresa tra i 78.000 e gli 80.000 dollari — livelli non visti da diverse settimane ormai.
Tuttavia non tutti gli analisti condividono questa visione pessimistica: TheKingfisher sostiene che siamo semplicemente in fase di raffreddamento intermedio dopo recenti corse speculative senza segni chiari d’inversione strutturale nel mercato delle criptovalute.
Secondo questo esperto ci troviamo piuttosto in uno stato vicino alla stabilizzazione provvisoria tipica della primavera nei mercati finanziari; egli ipotizza anche il ritorno della strategia “sell in May and go away”, suggerendo quindi possibili pause nelle pressioni rialziste prima dell’estate.
Inflazione e politica monetaria: fattori chiave per Bitcoin
L’inflazione persistente continua ad essere uno dei principali fattori esogeni influenzanti le criptovalute come Bitcoin insieme all’atteggiamento cauto della Federal Reserve americana nei confronti della politica monetaria futura.
L’aumento nella componente core dell’indice PCE rafforza lo scenario secondo cui potrebbero essere rinviati eventuali tagli ai tassi d’interesse previsti per la seconda metà dell’anno corrente; questo fenomeno tende a sostenere il valore del dollaro mentre frena asset considerati più rischiosi come Bitcoin — che avevano beneficiato finora grazie ai tassi bassi e all’abbondante liquidità disponibile sul mercato globale negli anni passati.
In sintesi, l’andamento futuro del prezzo BTC sarà fortemente influenzato dalla dinamica tra fattori macroeconomici ed elementi tecnici specifici del mercato stesso; pertanto è cruciale monitorare attentamente queste soglie chiave nei prossimi giorni poiché potrebbero determinare l’umore generale degli investitori nelle settimane successive.