La strage di Ustica, avvenuta il 27 giugno 1980, continua a rimanere senza colpevoli a distanza di decenni. La procura di Roma ha recentemente avanzato la richiesta di archiviazione dell’ultima inchiesta relativa all’incidente del Dc-9 Itavia, precipitato nel mar Tirreno e costato la vita a 81 persone. Nonostante i molteplici sforzi per far luce sulla tragedia, il mistero che avvolge le circostanze della crash sembra destinato a rimanere irrisolto.
L’ultima richiesta di archiviazione della procura
Secondo quanto riportato dal quotidiano “La Repubblica”, i pubblici ministeri di Roma hanno concluso che non ci sono elementi sufficienti per proseguire le indagini. Lo scenario rimane quello di una battaglia aerea, escludendo la possibilità che a causare la tragedia sia stata un’esplosione di una bomba a bordo dell’aereo. Resta aperto il nodo dell’identificazione dei caccia in volo in quel fatale momento, che sono stati segnalati ma dei quali non è stata rilevata la nazionalità, complicando ulteriormente la ricerca di risposte.
Nonostante le numerose rogatorie internazionali, in particolare quelle inviate a Francia e Stati Uniti, l’esito della collaborazione è stato insoddisfacente e le informazioni ricevute sono state definite incomplete e, in alcune occasioni, addirittura fuorvianti. Questo ha sollevato interrogativi sulla trasparenza con cui i vari Paesi coinvolti hanno risposto alle richieste italiane.
L’inchiesta, avviata nel 2008 dopo le rivelazioni del Presidente Francesco Cossiga riguardanti possibili responsabilità francesi, ha visto l’accumulo di testimonianze, dossier e dati, ma non ha prodotto i risultati sperati. Con la richiesta di archiviazione, si delineano sempre più i contorni di un caso complesso e controverso, ancora incapace di fornire giustizia alle famiglie delle vittime.
La reazione dei familiari delle vittime
La richiesta di archiviazione ha suscitato reazioni di tristezza e frustrazione tra i familiari delle vittime. Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica, ha espresso il suo profondo dolore per la mancanza di giustizia dopo tanti anni di indagini. Le sue parole riflettono la delusione di una battaglia che sembra lontana dall’essere conclusa.
Bonfietti ha sottolineato come negli anni sia emersa l’importanza del supporto delle nazioni alleate, che avevano aerei da guerra nei cieli sopra Ustica quella sera fatale. Purtroppo, ha affermato, la collaborazione di questi Stati si è dimostrata deludente e, come afferma Bonfietti, “un oltraggio alla nostra dignità nazionale.” La richiesta di archiviazione non solo conferma lo scenario di scontro aereo delineato da precedenti indagini, ma continua a sollevare interrogativi su cosa realmente sia accaduto quella notte.
La presidente ha posto l’accento su come la lotta per la verità non finisca qui. L’Associazione dei parenti delle vittime di Ustica è determinata a mantenere vivo l’impegno per cercare giustizia e a esortare lo Stato italiano a continuare a pretendere la collaborazione di tutti gli Stati coinvolti. È cruciale che il governo non si fermi di fronte a questa ennesima battuta d’arresto e che non perda di vista l’obiettivo di fare chiarezza, per rispetto e dignità nei confronti di chi ha perso la vita.
La memoria della tragedia di Ustica
La strage di Ustica è stata uno degli eventi più drammatici della storia italiana recente e continua a rappresentare un capitolo oscuro, costellato da misteri e incertezze. L’incidente ha segnato una generazione, lasciando cicatrici profonde nelle famiglie delle vittime e nel tessuto sociale del paese. Ogni 27 giugno, le commemorazioni ricordano non solo le vittime, ma anche la necessità di mantenere viva la memoria, affinché la verità non venga mai dimenticata.
Le parole di Bonfietti risuonano come un appello alla società civile e alle istituzioni: il dovere di chiarire cosa sia successo quella sera deve rimanere un obiettivo primario. La giustizia, per le famiglie delle vittime, non è solo una questione legale, ma un’aspettativa profonda, un diritto di sapere e di ottenere risposte. La ricerca di verità non si arresta davanti a ostacoli burocratici o mancanze di trasparenza da parte degli Stati coinvolti.
La speranza è che, un giorno, tutte le domande possano ricevere risposta, e che l’assenza di giustizia non allontani mai i ricordi di quelle 81 vite.