Il 4 marzo del 2005 rappresenta una data drammatica nella storia dell’Italia, poiché segna l’anniversario della tragica morte di Nicola Calipari a Baghdad. Il funzionario italiano, che operava per il Sismi, rimase ucciso durante un’operazione di salvataggio per liberare la giornalista Giuliana Sgrena, precedentemente rapita. La sua morte, causata da un erroneo fuoco amico dei soldati americani, ha lasciato una profonda ferita nel cuore del paese e ha riacceso il dibattito sui conflitti in corso in Iraq.
La drammatica serata del 4 marzo 2005
Quella fatidica sera, Nicola Calipari si trovava a bordo di una Toyota Corolla con la giornalista Giuliana Sgrena e un altro agente dell’intelligence, mentre si dirigevano verso l’aeroporto di Baghdad per facilitarne il rientro in Italia. L’operazione di liberazione si era conclusa con successo, ma la gioia fu presto travolta dalla tragedia. La pattuglia della guardia nazionale statunitense stava controllando la strada, nota come “Route Irish“, quando l’auto in cui viaggiava Calipari si avvicinò al loro posto di blocco.
I soldati, preposti alla sicurezza, aprirono il fuoco sull’auto, scambiandola per una minaccia. Nicola Calipari, che al momento stava cercando di comunicare il carattere pacifico della sua missione, venne colpito a morte. Giuliana Sgrena, colpita di striscio, rimase ferita ma riuscì a sopravvivere. L’accaduto scosse l’intera nazione, destando indignazione e domande sul protocollo di sicurezza delle forze armate coinvolte in Iraq.
Il percorso professionale di Nicola Calipari
Nicola Calipari nacque il 4 dicembre 1959 e intraprese la carriera nella polizia nel 1979, entrando a far parte della questura di Genova. La sua carriera si sviluppò rapidamente, portandolo a lavorare nella Squadra mobile di Cosenza e successivamente a Roma. Qui, si distinse nel settore narcotici e divenne vice capo della Squadra Mobile. Il suo talento lo portò a cimentarsi in ruoli chiave, tra cui la Criminalpol e lo Sco, il Servizio centrale operativo della Polizia di Stato.
Nel 2002, Calipari si unì al Sismi, il servizio di intelligence italiano, dove si specializzò in missioni di salvataggio. Nella sua carriera, si è distinto per la condotta di trattative delicate e intricatissime. Era lui il responsabile della liberazione di Simona Torretta e Simona Pari, due operatrici umanitarie che erano state rapite in Iraq pochi mesi prima. La sua preparazione e il suo coraggio erano apprezzati dai colleghi e dal governo, rendendolo un punto di riferimento nell’ambito delle operazioni estere.
L’eredità di Nicola Calipari
La morte di Nicola Calipari non ha segnato solo la fine di una vita dedicata a servire il paese, ma ha anche messo in luce le complessità e i rischi legati alle operazioni militari in zone di conflitto. Il caso ha suscitato un acceso dibattito sull’operato delle truppe americane e sui protocolli di sicurezza adottati in situazioni di emergenza.
Il governo italiano, dopo l’accaduto, ha avviato un’indagine per fare chiarezza sulle circostanze della morte di Calipari. I media italiani hanno seguito intensamente la vicenda, esprimendo la propria indignazione e il desiderio di giustizia per un uomo che ha dato la vita nel tentativo di salvare un connazionale. La sua dedizione al lavoro e il sacrificio estremo hanno fatto di lui un simbolo di coraggio e integrità, ricordato con onore dai suoi familiari, colleghi e cittadini italiani, ancor oggi.