La senatrice Liliana Segre è tornata a essere al centro di accese polemiche sui social media, dopo aver ricevuto critiche per non aver firmato il manifesto-appello “No alla pulizia etnica, l’Italia non sia complice”, sostenuto da un gruppo di 200 ebrei italiani. La situazione è stata confermata dal figlio della senatrice a vita, l’avvocato Luciano Belli Pace, il quale ha già incaricato l’avvocato Vincenzo Saponara di valutare la possibilità di intraprendere nuove azioni legali contro gli insulti ricevuti.
Il contesto dell’appello
Il manifesto in questione è stato lanciato in un momento di crescente tensione e preoccupazione per la situazione in Medio Oriente , in particolare per il conflitto israelo-palestinese . La senatrice Segre, conosciuta per il suo impegno nella lotta contro l’ antisemitismo e per la memoria della Shoah , ha sempre mantenuto una posizione cauta riguardo alla firma di appelli pubblici. Il figlio ha evidenziato che la madre ha storicamente mostrato riluttanza a firmare documenti di questo tipo, facendo un’eccezione solo per l’appello di Luigi Manconi, lanciato nel marzo del 2024, che chiedeva di “fermare il massacro di palestinesi inermi”.
Le reazioni sui social media
Le reazioni sui social media sono state immediate e, come spesso accade, polarizzate. Gli hater hanno preso di mira Segre, scatenando un’ondata di insulti e commenti offensivi. Questo fenomeno non è nuovo per la senatrice, che ha già affrontato attacchi simili in passato, legati alla sua storia personale e al suo attivismo. La scelta di non firmare il manifesto ha generato un acceso dibattito, con sostenitori e critici che si sono confrontati sulle piattaforme online, mettendo in luce le divisioni esistenti all’interno della comunità ebraica italiana e oltre.
Le possibili azioni legali
L’avvocato Luciano Belli Pace ha dichiarato che, a fronte degli attacchi ricevuti, sta seriamente considerando l’idea di procedere con querele per tutelare la reputazione della madre. La decisione di intraprendere azioni legali è motivata dalla necessità di contrastare l’ odio e la disinformazione che circolano online. Belli Pace ha sottolineato l’importanza di difendere non solo la dignità della senatrice, ma anche il diritto di esprimere opinioni senza subire attacchi personali. La questione solleva interrogativi più ampi sulla libertà di espressione e sui limiti che essa deve avere quando si tratta di insulti e diffamazione .
La situazione attuale di Liliana Segre mette in evidenza le sfide che molti personaggi pubblici affrontano nel contesto dei social media , dove le opinioni possono rapidamente trasformarsi in attacchi personali. La senatrice continua a essere una figura di riferimento nella lotta contro l’ antisemitismo , ma le polemiche attuali dimostrano quanto sia difficile mantenere un dialogo costruttivo in un clima di crescente intolleranza e divisione.