Due esperti indagano sull’esplosivo usato nell’attentato alla petroliera Seajewel

Indagine sull’attentato alla petroliera Seajewel: esperti analizzano esplosivo e coinvolgimento di flotte fantasma, mentre autorità greche esaminano la provenienza del petrolio per possibili reati.
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due esperti analizzano l'esplosivo utilizzato nell'attentato alla petroliera seajewel, svelando dettagli cruciali per le indagini del 2025

Indagine sull’attentato alla petroliera Seajewel

La procura di Genova ha avviato un’indagine dettagliata riguardo all’attentato che ha colpito la petroliera Seajewel, registrata sotto bandiera maltese, danneggiata due settimane fa mentre si trovava in rada al largo di Savona. Per identificare il tipo di esplosivo utilizzato, sono stati designati due esperti: l’ingegnere navale Alfredo Lo Noce e il capo ufficio del Nucleo Regionale Artificieri Liguria, Federico Canfarini. Entrambi si recheranno in Grecia per un sopralluogo sulla nave, una volta che questa sarà messa in secco. Gli inquirenti hanno scelto di non sequestrare la petroliera, ritenendo che i costi di tale operazione sarebbero stati eccessivi. Le analisi condotte dai due specialisti dovranno chiarire non solo la natura dell’esplosivo, ma anche il luogo esatto dell’attacco, che potrebbe essere avvenuto al largo di Savona o in un’altra località prima dell’arrivo della nave in rada.

Fascicolo per naufragio aggravato dal terrorismo

Il procuratore capo Nicola Piacente e la pm della DDA Monica Abbatecola hanno aperto un fascicolo per naufragio aggravato dal terrorismo. Le indagini, condotte dalla Digos e dalla Capitaneria di Porto, si concentrano sull’ipotesi di un sabotaggio orchestrato da filoucraini, poiché la Seajewel è stata collegata a flotte fantasma coinvolte nell’aggiramento dell’embargo sul petrolio russo. Recentemente, anche la nave gemella Searcharm ha subito un attacco simile.

Coinvolgimento delle autorità greche

Le autorità greche sono attivamente coinvolte nell’indagine e stanno valutando la possibilità che siano state utilizzate mine di tipo BPM1 o BPM2 durante l’attacco. Gli investigatori attendono con interesse i risultati delle analisi sul greggio a bordo della petroliera. Se dovesse risultare che il petrolio proviene dalla Russia, potrebbero emergere ulteriori reati. In caso di violazione dell’embargo, le normative prevedono pene che possono arrivare fino a sei anni di reclusione. La provenienza del petrolio sarà verificata non solo attraverso analisi chimiche, ma anche tramite la ricostruzione della rotta della nave, il controllo dei certificati di origine della merce e la documentazione presente a bordo. Qualora venissero riscontrate irregolarità, si potrebbe configurare il reato di falso.

Rilievi iniziali e situazione attuale

Dai primi rilievi effettuati dagli artificieri e dai sommozzatori del Comsubin, è emerso che la prima esplosione ha provocato il distacco del secondo ordigno, evitando danni più gravi, come la fuoriuscita di petrolio in mare o l’affondamento della petroliera. La situazione rimane sotto attenta osservazione mentre le indagini proseguono per fare luce su questo inquietante episodio.

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