Trump annuncia nuovi dazi commerciali, l’Europa si prepara a rispondere con preoccupazione

Trump annuncia nuovi dazi su Canada, Messico e Cina, sollevando preoccupazioni in Europa. I leader europei preparano risposte per evitare conflitti commerciali e proteggere l’economia.

Donald Trump prosegue senza sosta la sua offensiva commerciale, annunciando l’introduzione di nuovi dazi che entreranno in vigore il 4 marzo 2025. Le esportazioni del Canada e del Messico verso gli Stati Uniti subiranno un incremento del 25%, mentre alla Cina verrà applicata una sovrattassa del 10%. Questa decisione ha sollevato preoccupazioni in Europa, dove i leader si preparano a rispondere con fermezza alle accuse di Trump, che sostiene che il continente non tratti adeguatamente gli Stati Uniti.

Reazioni a Bruxelles

A Bruxelles, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha optato per un approccio più diretto. Il vicepremier italiano, Antonio Tajani, ha affermato che la risposta dell’Unione Europea sarà collettiva, sottolineando l’importanza di mantenere un dialogo costruttivo per preservare le relazioni transatlantiche e prevenire un conflitto commerciale aperto. Le tensioni hanno avuto ripercussioni sui mercati finanziari, con Piazza Affari che ha registrato una flessione del 1,53%. Durante il G20 Finanze in Sudafrica, i ministri non sono riusciti a raggiungere un accordo sulla dichiarazione finale. Mosca ha avvertito che una guerra commerciale avrebbe conseguenze negative per tutti i paesi coinvolti.

La risposta europea

L’ex presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, aveva già messo in evidenza come Trump non fosse un diplomatico esperto, ma un leader che risponde solo a messaggi diretti e forti. Dopo che i tentativi di dialogo iniziali non hanno portato a risultati concreti, l’Europa sembra ora pronta a rispondere con misure di ritorsione. A Palazzo Berlaymont, i funzionari si interrogano sugli obiettivi reali di Trump, che potrebbero riguardare settori come l’automotive, i prodotti farmaceutici, i chip, l’acciaio e l’alluminio. C’è preoccupazione che il presidente americano utilizzi standard doppi per colpire i paesi considerati nemici, mentre protegge quelli alleati, minando il mercato interno europeo.

Strategie e alleanze

Ursula von der Leyen, in attesa di un incontro con Trump, sta cercando alleanze in India e si prepara a una risposta che, secondo i trattati, sarà sotto la sua direzione. Tuttavia, la sua efficacia dipenderà dal sostegno unanime dei Ventisette. A Parigi, si prevede che le misure europee siano “della stessa portata” di quelle imposte da Trump, mirando a colpire i settori chiave del Made in USA. Per l’Italia, che è il quarto esportatore al mondo con una bilancia commerciale positiva con gli Stati Uniti, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha esortato a evitare un’escalation di conflitti.

Impatto economico e previsioni

L’impatto di queste misure sul mercato europeo, che ha finora beneficiato delle esportazioni statunitensi, sarà significativo. La Banca Centrale Europea ha già avvertito che i dazi statunitensi modificheranno il panorama economico, riducendo la domanda estera che ha sostenuto la crescita negli ultimi due anni, mentre l’economia europea è già in difficoltà a causa della recessione in Germania. Secondo l’analisi del Kiel Institute, le esportazioni europee verso gli Stati Uniti potrebbero diminuire tra il 15% e il 17%, portando a una contrazione dell’economia dei Ventisette dello 0,4% e colpendo duramente l’export tedesco, considerato un avversario di Trump. Le simulazioni indicano che i contraccolpi dei dazi potrebbero causare un incremento dell’inflazione di 1,5 punti percentuali.

La posizione di Trump

Le uniche misure che potrebbero attenuare le conseguenze per l’Europa derivano dalle stesse politiche di Trump, che colpiranno anche Messico, Canada e Cina. Tuttavia, la posizione di Trump nei confronti dell’Europa rimane rigida: ha dichiarato che i dazi “saranno reciproci”, sottolineando che le tasse imposte saranno equivalenti a quelle che gli alleati europei applicano agli Stati Uniti, accusando l’Unione di essere “nata per fregare” gli Stati Uniti, con particolare riferimento all’imposta sul valore aggiunto e alle multe inflitte alle grandi aziende tecnologiche.

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