L’Italia si trova ora a dover affrontare la prospettiva di una guerra commerciale con gli Stati Uniti , un evento che potrebbe comportare conseguenze economiche rilevanti, stimabili in oltre dieci miliardi di euro. Durante la prima riunione del suo gabinetto nel gennaio 2025, il presidente americano Donald Trump ha annunciato la sua intenzione di implementare misure protezionistiche contro l’ Unione Europea , accusando quest’ultima di nuocere agli interessi commerciali statunitensi. “L’Ue è stata creata per infastidire gli Stati Uniti”, ha dichiarato Trump, evidenziando che, sebbene gli Stati europei possano tentare di rispondere, non otterranno gli stessi risultati.
Il cuore della controversia: il deficit commerciale
Il nodo centrale della disputa risiede nel deficit commerciale che gli Stati Uniti registrano nei confronti dell’ Europa . Trump sostiene che questo deficit si aggiri attorno ai 300 miliardi di dollari, ma le stime più precise indicano un valore di circa 150 miliardi di euro solo per le merci , con un surplus di 50 miliardi se si considerano anche i servizi . Le nuove tariffe sui beni provenienti da Canada e Messico entreranno in vigore il 4 marzo 2025, fissate al 25%, mentre per la Cina si prevede un aumento del 10% delle tariffe già esistenti.
Una posizione vulnerabile per l’Europa e l’Italia
L’ Europa , e in particolare l’ Italia , si trovano in una situazione di vulnerabilità . Secondo le proiezioni del Governatore della Banca d’Italia , Fabio Panetta, l’impatto sul PIL globale potrebbe essere notevole, con una contrazione dell’1,5% a livello mondiale e del 2% per gli Stati Uniti , mentre l’ Unione Europea potrebbe subire una flessione dello 0,5%. L’ Italia , in particolare, potrebbe essere colpita più severamente rispetto alla media europea.
Nel 2024, le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti hanno raggiunto circa 65 miliardi di euro, generando un surplus di 39 miliardi. Gli Stati Uniti rappresentano il principale mercato extra-Ue per l’ export italiano. Il Centro Studi Confindustria ha inoltre sottolineato che gli investimenti diretti dall’ Italia verso gli Stati Uniti ammontano a quasi cinque miliardi all’anno, mentre i flussi inversi si attestano a 1,5 miliardi.
I settori a rischio
I settori più vulnerabili a questa guerra commerciale includono macchinari , farmaceutica , autoveicoli e alimentari . Secondo il Centro Studi , quasi tutti i settori manifatturieri italiani beneficiano di un surplus commerciale con gli Stati Uniti . In particolare, la farmaceutica è il principale settore importatore, mentre i macchinari sono i maggiori esportatori.
Il presidente di Confindustria , Emanuele Orsini, ha espresso preoccupazione per la situazione, affermando che le imprese europee speravano di evitare un cambiamento così drastico. Anche Confartigianato ha avvertito che le esportazioni italiane potrebbero subire un calo di oltre 11 miliardi di euro, con una diminuzione fino al 16,8% rispetto ai livelli attuali.
Le regioni italiane più vulnerabili
Le regioni italiane più esposte includono la Lombardia, l’Emilia Romagna, la Toscana, il Veneto e il Piemonte, che insieme rappresentano una parte significativa dell’ export nazionale. La presidente del Parlamento Europeo , Roberta Metsola, ha avvisato gli Stati Uniti che l’ Unione Europea è pronta a rispondere con determinazione a qualsiasi misura protezionistica , sottolineando l’importanza di negoziare accordi commerciali piuttosto che ricorrere a dazi .