Nuovo sopralluogo per la petroliera Seajewel
Un nuovo sopralluogo è previsto a bordo della Seajewel, petroliera battente bandiera maltese, che ha subito danni a seguito di due esplosioni avvenute due settimane fa mentre si trovava ancorata al largo di Savona. La procura di Genova ha deciso di inviare due esperti, che nei prossimi giorni si recheranno sull’imbarcazione, attualmente diretta verso un porto del Pireo. Qui, dopo aver ottenuto l’autorizzazione necessaria, verranno effettuate le riparazioni alla chiglia danneggiata dall’esplosione. Gli inquirenti hanno scelto di non sequestrare la nave, ritenendo che i costi di tale operazione sarebbero stati troppo elevati. Il sopralluogo, che si svolgerà con la petroliera in secca, avrà l’obiettivo di valutare i danni e identificare il tipo di ordigno utilizzato.
Indagini sul naufragio aggravato da terrorismo
Il procuratore capo Nicola Piacente e la pubblica ministero della DDA Monica Abbatecola hanno avviato un fascicolo per naufragio aggravato da terrorismo. Le indagini, condotte dalla Digos e dalla Capitaneria di Porto, si concentrano su un possibile sabotaggio attribuibile a filoucraini, dato che la Seajewel è stata segnalata come parte di flotte fantasma che eludono l’embargo sul petrolio russo. Anche la nave gemella Searcharm ha recentemente subito un attacco. Le autorità greche sono coinvolte nelle indagini, ipotizzando che siano state utilizzate mine di tipo BPM1 o BPM2 durante gli attacchi.
Analisi del greggio e possibili conseguenze legali
In attesa dei risultati delle analisi sul greggio, se dovesse emergere che il petrolio proviene dalla Russia, potrebbero essere contestati ulteriori reati. Le norme prevedono pene massime di sei anni in caso di violazione dell’embargo. La provenienza reale del petrolio sarà determinata attraverso l’analisi della rotta dell’imbarcazione, il controllo dei certificati di origine della merce e la documentazione presente a bordo. Qualora venissero riscontrate irregolarità, potrebbero essere contestati reati di falso. Dalle prime indagini condotte da artificieri e sommozzatori del Comsubin, è emerso che la prima esplosione ha causato il distacco del secondo ordigno, evitando così danni più gravi.