Oggi, 15 marzo 2025, un presidio si è tenuto davanti al Tribunale dell’Aquila, con l’obiettivo di chiedere la liberazione di Anan Yaeesh, attivista attualmente detenuto nel carcere di Terni. L’iniziativa è stata promossa dallo Slai Cobas per il sindacato di classe, in concomitanza con l’udienza preliminare che si svolge presso il Palazzo di Giustizia, dove si deciderà se rinviare a giudizio il 37enne o dichiarare il non luogo a procedere.
Le voci della manifestazione
Durante la manifestazione, Luigia De Biasi, una delle partecipanti, ha affermato: “La resistenza non si arresta e ciò che è stato fatto ad Anan è vergognoso”. La vicenda di Yaeesh ha generato un ampio dibattito pubblico, con numerosi sostenitori che difendono la sua innocenza e richiedono il rispetto dei diritti umani.
Le accuse e il contesto di detenzione
Anan Yaeesh è stato arrestato il 27 gennaio 2024 in seguito a una richiesta di estradizione presentata dallo Stato di Israele. Le accuse a suo carico comprendono il terrorismo internazionale, basate su indagini condotte in Israele. Yaeesh risiede e lavora a L’Aquila dal 2017, e la sua detenzione ha sollevato interrogativi sulla legittimità delle accuse e sul contesto in cui sono state formulate.
Nel marzo 2024, Yaeesh ha ricevuto un ulteriore provvedimento di custodia cautelare, insieme ad altri due uomini, Ali Irar e Mansour Doghmosh, che sono stati successivamente rilasciati. Le autorità israeliane lo accusano di aver finanziato un gruppo armato operante nel campo profughi. Tuttavia, De Biasi ha sottolineato che “non si può parlare di terrorismo né di associazione a delinquere, ma di resistenza, che il diritto internazionale riconosce come legittima, poiché esercitata in territori militarmente occupati”.
Decisioni giudiziarie e sviluppi recenti
Un importante sviluppo ha visto la Corte d’Appello dell’Aquila respingere la richiesta di estradizione avanzata dalle autorità israeliane. Questa richiesta è stata successivamente ritirata da Israele alla fine di aprile 2024, tramite una comunicazione ufficiale inviata al ministero della Giustizia italiano. La situazione è ulteriormente complicata dalla presenza di un doppio provvedimento, che ha reso l’estradizione più difficile in base alle normative internazionali.
Continua la mobilitazione per i diritti umani
Il presidio di oggi rappresenta solo una delle numerose iniziative che continuano a mobilitare attivisti e sostenitori dei diritti umani, i quali chiedono giustizia per Anan Yaeesh e il rispetto dei diritti fondamentali di tutti gli individui coinvolti in situazioni analoghe.