Nel contesto di una crisi energetica che continua a gravare sulle famiglie e le imprese italiane, il governo italiano sta valutando nuove misure per affrontare l’alto costo delle bollette di luce e gas. Tuttavia, la proposta avanzata da Elly Schlein e dal Partito Democratico (Pd) per contrastare gli aumenti potrebbe non rivelarsi la soluzione ideale. Mentre l’attenzione si concentra sul modello spagnolo, vediamo perché potrebbe non essere applicabile in Italia.
Le proposte del Pd per ridurre le bollette
Per affrontare l’impennata dei prezzi, Elly Schlein e il Partito Democratico hanno delineato una proposta ambiziosa. La soluzione consiste in due misure chiave: “disaccoppiare” il prezzo del gas da quello dell’energia e introdurre un acquirente unico pubblico per facilitare una riduzione dei costi. Secondo Schlein, “Oggi il prezzo dell’energia in Italia è determinato dal gas, la fonte più costosa. Questo è un dato che possiamo cambiare, come dimostrato da altri Paesi”. Il disaccoppiamento del prezzo, in particolare, sarebbe una risposta all’attuale sistema, in cui la domanda di gas determina il costo dell’energia elettrica. La seconda proposta riguarda la creazione di un acquirente unico pubblico, che consentirebbe di ottenere prezzi più bassi per le famiglie e le imprese. In questo contesto, Schlein ha dichiarato: “È assurdo che in due anni il governo Meloni non abbia fatto nulla per risolvere questa situazione”. La proposta del Pd punta a ridurre il peso delle bollette, coinvolgendo anche la maggioranza per attuare un cambiamento condiviso.
I dubbi sulla fattibilità delle proposte
Il primo punto di dubbio riguarda la possibilità di “disaccoppiare” il prezzo del gas da quello dell’energia. Come spiega Carlo Stagnaro, direttore dell’Istituto Bruno Leoni, questa proposta rischia di essere più simbolica che efficace. “Quello che Schlein propone è equivalente a una tassa sulle rinnovabili”, ha affermato Stagnaro. “Non è realistico pensare di cambiare le regole europee in vigore da decenni, come se l’Italia fosse un’isola isolata”. Il disaccoppiamento potrebbe generare effetti collaterali indesiderati, mettendo sotto pressione le fonti di energia rinnovabile, che già oggi stanno contribuendo significativamente al mix energetico italiano. Inoltre, l’idea di un acquirente unico pubblico potrebbe comportare una socializzazione dei rischi, come sottolinea Stagnaro. I documenti europei suggeriscono che, per incentivare la transizione energetica, i consumatori dovrebbero essere incoraggiati a partecipare attivamente ai mercati, anche scegliendo contratti basati su fonti rinnovabili. Ma questo comporta inevitabilmente dei costi aggiuntivi, che il modello proposto dal Pd non tiene sufficientemente in considerazione.
Il modello spagnolo e i suoi limiti in Italia
Nel corso della crisi energetica, la Spagna ha adottato una misura che ha attratto l’attenzione internazionale: un “price cap”, ovvero un tetto al prezzo del gas, che ha contribuito a contenere i prezzi delle bollette. Tuttavia, come sottolinea Stagnaro, “il modello spagnolo è un’eccezione che non può essere replicata in Italia”. Il meccanismo spagnolo ha funzionato in un contesto in cui il mercato elettrico è relativamente isolato, ma in Italia, un Paese con una rete energetica altamente interconnessa, applicare lo stesso sistema potrebbe risultare controproducente. “In Italia, un sistema come quello spagnolo avrebbe effetti collaterali significativi, tra cui l’aumento delle esportazioni verso la Francia e un maggiore utilizzo del gas”, ha spiegato Stagnaro. Inoltre, la differente composizione del mix energetico tra i due Paesi complica ulteriormente l’applicazione del modello spagnolo.
Le differenze tra i mix energetici italiani e spagnoli
Attualmente, in Italia, circa il 40% del fabbisogno energetico è soddisfatto da energie rinnovabili, un dato significativamente inferiore rispetto alla Spagna, che raggiunge il 56%. Tuttavia, non possiamo ignorare la diversità del contesto geografico: “In Italia, la presenza di paesaggi protetti e aree di interesse naturale limita l’installazione di impianti solari ed eolici su larga scala”, ha commentato Stagnaro. La Spagna, con ampie distese desertiche, può permettersi di sfruttare maggiormente le rinnovabili, cosa che in Italia è più difficile da realizzare.
L’evoluzione dei prezzi dell’energia in Italia
Nel frattempo, i consumatori continuano a fare i conti con gli aumenti delle bollette. Secondo l’osservatorio di Segugio.it, in un anno il prezzo dell’energia elettrica è aumentato del 27% e il gas ha visto un incremento del 60%.
L’indice Pun, che regola il mercato dell’energia elettrica italiano, ha registrato un aumento del 27% da gennaio 2024 a gennaio 2025, portando il prezzo al 14 centesimi per kilowattora. Allo stesso modo, il gas è passato da 33 centesimi al metro cubo a 53 centesimi. Le previsioni per il 2025 indicano ulteriori rincari, con il costo dell’elettricità che potrebbe arrivare a 16 centesimi e il gas a 58 centesimi.
Il governo e le possibili soluzioni
Mentre l’opposizione propone soluzioni come quelle del Pd, il governo Meloni deve ancora definire una risposta concreta. Con l’aumento dei costi energetici che continua a minare il potere d’acquisto delle famiglie e la competitività delle imprese, ogni scelta politica dovrà tener conto di un equilibrio delicato tra sostenibilità economica e solidarietà sociale. Tuttavia, le soluzioni proposte finora, tra cui quella del Pd, potrebbero non essere sufficienti a risolvere il problema in modo efficace e sostenibile.