La nuova serie di Netflix dedicata a Il Gattopardo, prodotta da Indiana Production e Moonage Pictures, ha fatto il suo debutto a Roma il 5 marzo 2025. Questo attesissimo adattamento, che si colloca tra le produzioni non in lingua inglese, ha catturato l’attenzione di cinefili e lettori. Durante l’evento globale Next On Netflix, Bela Bajaria, Chief Content Officer della piattaforma, ha messo in evidenza l’importanza della serie, sottolineando come il fascino dell’Italia storica continui a ispirare l’immaginario collettivo a livello internazionale.
Un adattamento contemporaneo
Il Gattopardo si propone di affrontare temi attuali attraverso una narrazione che rispecchia le sfide delle nuove generazioni. La celebre frase del romanzo, “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”, risuona con particolare forza nel contesto attuale, dove i giovani cercano di affermarsi in un mondo in costante mutamento. Durante la conferenza stampa al Grand Hotel Plaza di Roma, è emerso che la decisione di realizzare un nuovo adattamento è stata motivata dalla volontà di raccontare l’aristocrazia italiana in modo innovativo, simile a produzioni come The Crown e Downton Abbey. Fabrizio Donvito, produttore e co-ceo di Indiana Production, ha spiegato che la scelta di adattare Il Gattopardo è stata influenzata dalla disponibilità dei diritti e dalla vittoria in un contest internazionale.
Un’interpretazione internazionale
La collaborazione con Moonage Pictures, una casa di produzione britannica, ha fornito una visione dell’Italia e della Sicilia attraverso gli occhi di chi osserva da lontano. Richard Warlow, creatore della serie, ha condiviso la sua personale connessione con il romanzo e il film, evidenziando come l’adattamento per il piccolo schermo sia stata una sfida stimolante. La bellezza e la cultura siciliana sono state descritte come elementi che arricchiscono la narrazione, offrendo una prospettiva unica. Will Gould, produttore, ha espresso il desiderio di appartenere a questo mondo, mentre il regista Tom Shankland ha rivelato il suo profondo legame con l’Italia, frutto di frequenti viaggi durante la sua infanzia.
Il principe di Salina: Kim Rossi Stuart
Nel ruolo del Principe di Salina, Kim Rossi Stuart affronta un personaggio iconico, originariamente interpretato da Burt Lancaster. Con baffi e basette, Stuart offre un’interpretazione che riflette la complessità del suo personaggio, oscillando tra forza e vulnerabilità. L’attore ha rivelato di aver lavorato per incarnare la figura di un uomo potente, pur riconoscendo la propria fragilità. La sua preparazione ha incluso un approfondimento del mondo interiore del Principe, cercando di esprimere una dualità che rende il personaggio ancora più affascinante.
Angelica: Deva Cassel e il ruolo femminile
Il personaggio di Angelica, interpretato da Deva Cassel, rappresenta un’evoluzione del ruolo femminile nella narrazione. La giovane attrice, figlia di Monica Bellucci e Vincent Cassel, offre una nuova interpretazione della bellezza femminile, utilizzata come strumento per raggiungere obiettivi personali e familiari. Cassel ha descritto il suo personaggio come una giovane donna che cerca di affermarsi, pur vivendo all’ombra del padre, il Sindaco Sedara. La sua interpretazione si distacca da quella di Claudia Cardinale, permettendo a Deva di portare freschezza e modernità al ruolo. Anche Benedetta Porcaroli, nel ruolo di Concetta, ha dovuto affrontare la sfida di dare vita a un personaggio poco esplorato, immaginando una giovane donna in cerca di identità e dialogo con il padre.
Costruire una narrazione coerente
La realizzazione di sei episodi ha richiesto un lavoro meticoloso per colmare i salti temporali presenti nel romanzo. Tinni Andreatta, sceneggiatore, ha spiegato che il team ha collaborato con esperti storici per garantire una rappresentazione accurata del contesto storico e culturale. La serie si propone di esplorare la Sicilia e il suo patrimonio letterario da una prospettiva esterna, affrontando anche le critiche legate all’appropriazione culturale. Fabrizio Donvito ha difeso la ricchezza della cultura siciliana, sottolineando la sua natura molteplice e la capacità di accogliere influenze diverse. La serie si presenta, quindi, come un’opera che non solo rende omaggio alla storia, ma che cerca di reinterpretarla in chiave contemporanea, seguendo la visione di Umberto Eco sulla traduzione come forma di tradimento.